Titoli

Svizzera

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Un paese senza una lingua comune, multiconfessionale, in cui le autorità locali hanno lo stesso peso di quelle nazionali, circondato da grandi potenze – eppure coeso, longevo, stabile, forte. Questa Willensnation, nazione fondata sulla volontà (e non su basi etniche o linguistiche) è spesso vista con diffidenza, se non aperta «elvetofobia», termine coniato da Guido De Franceschi nella rubrica che apre il volume. Sebbene sia permeata da una cultura piuttosto liberale – basti pensare all’approccio sulle droghe, sulla prostituzione o sul suicidio assistito – sono gli ambienti reazionari che più la citano e la stimano. Generalmente la frase «se fossimo in Svizzera…» è il preludio a una discussione xenofoba da bar e questo nonostante la percentuale della popolazione straniera nella Confederazione sia il triplo che in Italia. La «voce del bar» del resto è molto forte nella stessa Svizzera, che non solo non è esente dal populismo, ma in un certo senso, a giudicare dal successo pluridecennale del partito di destra sovranista Udc, ne è la patria. Eppure la sensazione è che in questo modello di democrazia consociativa anche l’effetto dei partiti più radicali sia mitigato: non solo dalla forma di governo, ma anche dal potere espresso da ogni cittadino attraverso la democrazia diretta, fondamento dell’identità nazionale. L’altra faccia della medaglia di questo mondo in miniatura, con il cittadino al centro, è un’insofferenza verso ogni rischio di assimilazione a istituzioni europee o internazionali e una tendenza a un atteggiamento cospirativo – vedi il segreto in ambito bancario ora rimosso, perlomeno ufficialmente, ma che permane in altri settori e sotto altre forme – e a un provincialismo che ha una sua diabolica applicazione nel culto del dialetto svizzero tedesco da esibire come uno status symbol che esclude tutti coloro che non lo parlano. Protetta dalla proverbiale riservatezza dei suoi abitanti ancor più che dal suo formidabile esercito o dalle invalicabili cime innevate, la Svizzera è un paese che ha fatto dell’invisibilità la sua forza. Ma questo incredibile cocktail di contraddizioni glocal lo rende un esperimento politico e culturale troppo interessante per lasciarlo nascosto e misconosciuto proprio nel cuore dell’Europa.


Pagine: 192

ISBN: 9788870919783

Prezzo: 19,50 €

Uscita: giugno 2021

Fotografie: Olivier Vogelsang

Autori: Yari Bernasconi, Enrico Bianda, Irena Brežná, Daniel de Roulet, Sieglinde Geisel, Max Lobe, Isabel Mayault, Oliver Scharpf, Leo Tuor

Collaboratori: Corrado Antonini, Guido De Franceschi, Mariarosa Mancuso

Illustrazioni: Edoardo Massa

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Sommario

Cultura

Abbiamo sempre puntato sulle catastrofi

— Sieglinde Geisel

Intervista a Peter Bichsel, figura spesso controcorrente della sinistra moderata svizzera, una coscienza critica forse in via d’estinzione in un paese alle prese con un exploit pluridecennale della destra.

Società

Mitologia del turismo

— Oliver Scharpf

Da tutto il mondo i turisti si riversano in Svizzera in cerca di un idillio alpino di aria fresca, sole, chalet di legno e prati fioriti. È un richiamo potente, che ha il personaggio di Heidi come ambasciatrice. Ma è solo uno dei miti che hanno formato l’immagine del paese.

Politica

Il paese dei plebisciti

— Georg Kreis

Un quarto dei referendum al mondo si tengono in Svizzera, la patria della democrazia diretta. Guida a un modello di partecipazione che, pur presentando qualche criticità, resta invidiabile.

Economia

Uno svizzero al cento per cento

— The Economist

Per quasi vent’anni, Rudolf Elmer si è scontrato con un nemico implacabile, la forza congiunta delle banche e dei tribunali svizzeri. Ha pagato un prezzo altissimo, ma la sua lotta ha contribuito a scalfire uno dei cardini del sistema finanziario del paese: il segreto bancario.

Tradizioni

Sono pazzi questi svizzeri

— Enrico Bianda

Nel 1987 Adelphi pubblicava «Il formidabile esercito svizzero» di John McPhee raccontando il paradosso di un paese pacifico e neutrale ma armato fino ai denti. Dalla fine della Guerra fredda molte cose sono cambiate ma la vera ragione della coscrizione resta la stessa: fare da collante identitario per un paese dalle molte anime.

Ambiente

Un’altra Greina

— Leo Tuor

Stigmatizzato dalla società, il cacciatore – e in misura minore anche il pastore – si sente sempre più isolato e minacciato dal cambiamento climatico e da una protezione ambientale che tende alla museificazione a favore dei turisti e a discapito di chi, come il grande scrittore di lingua romancia, in montagna ci vive.

Lingua

Sprechen Sie Deutsch?

— Irena Brežná

Tra sovranismo e provincialismo, la Svizzera tedesca vede un dilagare dei dialetti a discapito di quella che sarebbe la lingua ufficiale più parlata nella Confederazione, il tedesco, che in realtà tutti boicottano.

Confini

L’isola che non c’è?

— Yari Bernasconi

In mezzo all’Unione europea eppure unione a sé stante: la Svizzera è un paese di confine, ma il rapporto con chi quel confine lo varca due volte al giorno è piuttosto controverso.

Diritti civili

Bisogna immaginare una morte felice

— Daniel de Roulet

Il suicidio assistito è ampiamente accettato dalla popolazione svizzera e il paese è uno dei pochi luoghi al mondo in cui è legale. Attraverso il racconto del suicidio della madre, lo scrittore Daniel de Roulet chiarisce gli aspetti filosofici della pratica e spiega come la legislazione svizzera si sia adattata al declino di certi tabù sociali.

Immigrazione

Diventare un bravo svizzero

— Max Lobe

Cosa significa lasciare il Camerun per andare a vivere in un paese che più bianco non si può? Lo scrittore Max Lobe ci racconta i suoi primi giorni in Svizzera e il suo percorso verso una comprensione di sé e, insieme, della sua nuova casa.

Arte

Dove riposano i Picasso

— Isabelle Mayault

Per accedere al porto franco di Ginevra, al confine con la Francia, si varca un’altra frontiera, per entrare nell’area «sotto regime doganale»: una zona grigia dove, lontano da occhi indiscreti e autorità fiscali, si cela la più grande collezione d’arte del mondo.

Fotografia

Prospekt photo

Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Olivier Vogelsang, fotografo ginevrino. Il suo lavoro lo ha portato in Bosnia, Croazia, Kosovo, Kurdistan, Cipro, Irlanda del Nord, Medio Oriente, Sri Lanka, Nepal, Sud Sudan, Somalia, Libia, per puntare l’obiettivo sui contesti di guerra. Per un progetto dedicato ai tossicodipendenti ha visitato Pakistan, Afghanistan, Thailandia e Indonesia. Nel 2012 ha pubblicato Switzerlanders (Editions d’Autre Part) sulla Svizzera e le sue contraddizioni. 25 anni di reportage sono raccolti nel libro Fractures (Till Schaap Edition, 2018). Ha ottenuto riconoscimenti come il Fujifilm europress award nella categoria Svizzera, nonché il primo premio allo Swiss press photo award ben sette volte. Fotografo alla Tribune de Genève dal 1992 al 2016, ora lavora come freelance e le sue foto sono pubblicate su giornali e riviste svizzeri e internazionali.