Copenaghen è forse la città che più si avvicina a una visione utopica del futuro. In quale altro luogo è possibile immaginare passeggini incustoditi in ordinate file fuori dai caffè con dentro bambini che dormono tranquilli? Nelle acque un tempo nocive del porto gli abitanti fanno il bagno mentre lungo le piste ciclabili sopraelevate sfrecciano le biciclette. Dall’alto della CopenHill, l’inceneritore che è anche una pista da sci, si vedono pale eoliche a perdita d’occhio. Ricchi turisti affollano sofisticati ristoranti che servono prodotti locali e stagionali. La città, collegata alla Svezia in una regione economica transnazionale completamente integrata, è un modello di innovazione urbana, dove la qualità della vita e l’attenzione all’ambiente sembrano essere priorità indiscusse. The Passenger va a esplorare questo futuro possibile, con storie che cercano di far toccare con mano l’astratto concetto di vivibilità, guardando la città con gli occhi di chi ci vive: chi sta cercando casa, chi sta per diventare genitore, chi preferisce starne lontano e chi la conosceva quando non era ancora la versione migliore di se stessa. Sono i bambini a farla da padroni, in una città-parco giochi che sembra aver deciso che lo storico luna park di Tivoli non era più sufficiente: il segreto danese della felicità potrebbe essere l’idea di fare tutto il possibile perché l’infanzia sia felice. Come si può immaginare, tuttavia, non è tutto rose, fiori e vini naturali. L’ambizioso obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2025 è stato posticipato e anche a Copenaghen l’ambiente a volte viene sacrificato per rispondere a problemi più immediati come la carenza di nuove case: il più grosso progetto urbanistico della storia danese, un quartiere in costruzione su un’isola artificiale, è osteggiato dagli ambientalisti, mentre un immenso parco cittadino rischia di essere privatizzato. D’altronde, bisogna far quadrare i conti del tanto invidiato welfare e questo porta a fare dei compromessi: per proteggere il loro piccolo paradiso socialdemocratico, i danesi hanno raggiunto un consenso su chi ne deve essere escluso, e cioè gli immigrati «non occidentali» (nella dubbia definizione dell’ufficio statistiche). Insomma, da Copenaghen l’utopia può sembrare più vicina, ma di mezzo c’è sempre la realtà.
Pagine: 192
ISBN: 9788870917390
Prezzo: 22 €
Uscita: aprile 2025
Fotografie: Charlotte de la Fuente / Prospekt: Francesco Merlini e Michela Mosca
Autori: Andri Snær Magnason, Siri Ranva Hjelm Jacobsen, Alex Rühle, Joachim Hamou, Sara Rahmeh, Maya Tekeli, Emma Holten, Kathrine Tschemerinsky, Lisa Abend, Morten Beiter, Janne Teller, Sonja LaBianca
Illustrazioni: Edoardo Massa
Architettura
Come si fa a intrattenere quattro figli di età diverse in un weekend che sia interessante anche per chi li accompagna? Facile: segui il nostro tour fai-da-te, un itinerario tra i progetti dell'archistar danese Bjarke Ingels a Copenaghen – divertimento assicurato per grandi e piccini!
Urbanismo e ambiente
Nel porto di Copenaghen sorgerà un nuovo quartiere su un'isola artificiale. È il più grande progetto di sviluppo urbano della storia danese ma, al contrario di quanto affermano il governo e l'azienda costruttrice, l'impatto ambientale dovuto all'alterazione delle correnti e della salinità dell'acqua potrebbe avere conseguenze disastrose sui pesci e le piante acquatiche del Mar Baltico.
Arte
La scena artistica di Copenaghen si distingue per un forte carattere collaborativo, eredità del sistema delle università popolari, delle sperimentazioni degli anni Settanta e delle politiche sociali governative. Ma, con la svolta liberista degli anni Duemila, anche l'arte è diventata più individualista e istituzionalizzata – e meno capace di reagire alle trasformazioni di una società meno omogenea.
Il paradiso delle mamme
Per quattro trimestri una donna che sta per diventare madre esplora la sua città in tutte le stagioni, scoprendo che anche i suoi abitanti spesso troppo riservati non sono immuni alla vista di un pancione.
Città libera
Nell'ultimo mezzo secolo molti turisti di passaggio hanno associato Christiania alla droga libera – un capitolo che ora sembra archiviato – ma il quartiere alternativo nel centro della città è anche sinonimo di autogestione, partecipazione democratica e cultura del fai-da-te. Ma soprattutto, come ci racconta una giornalista che si è trasferita da poco, è un posto sorprendentemente gradevole in cui vivere.
Memoria urbana
Ieri quartiere a luci rosse e degradato epicentro dell'epidemia di eroina. Oggi bonificato centro residenziale per la classe media, in un processo di gentrificazione che sembra inevitabile. Ripercorrendo le strade che abitava durante l'infanzia, la scrittrice Siri Ranva Hjelm Jacobsen non può fare a meno di pensare a chi è stato lasciato indietro.
Spazio verde
L'Amager Fælled è un raro spazio verde vicino al centro città nelle mire del comune e degli immobiliaristi, che lo vedono come un vuoto da riempire. Ma si può dare un prezzo a una corsa nel parco a fine giornata, ai giochi con i propri figli, o a un picnic con gli amici?
Mercato immobiliare
Trovare una casa a Copenaghen può essere una questione penosa, deludente, frustrante. Ma è anche un intrigante esercizio di fantasia.
Enogastronomia
Come ha fatto Copenaghen, capitale di un paese di birraioli, a diventare uno dei centri principali del movimento del vino naturale? C'entrano il Noma e la Nuova cucina nordica, ma anche l'assenza di una tradizione enogastronomica.
Quei bifolchi della capitale
Quant'è difficile non essere di Copenaghen in un paese in cui sembra brillare solo la capitale, e tutto il resto è noia. Ma gli abitanti dello Jutland profondo hanno imparato a rispondere per le rime alle canzonature e a prenderla con filosofia e con un sorriso. In fondo, dietro a tanta megalomania copenaghense si nasconde anche un complesso di inferiorità.
Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Charlotte de la Fuente, fotoreporter e videografa danese che vive a Copenaghen. I suoi progetti fotografici e video in Scandinavia sono pubblicati su The New York times, The Wall street journal, The Washington post, Forbes, Le monde e Die Zeit. Vorrebbe ringraziare tutte le persone che sono state così gentili da permettere a lei e alla sua macchina fotografica di entrare nelle loro vite. E un grande grazie alla sua famiglia, per il costante supporto.