Mai nella sua storia la Corea del Sud ha avuto tanto successo sulla scena mondiale, e mai dall’inizio dell’era democratica la sua società è stata così polarizzata. Il divario tra l’immagine patinata e innovativa che il paese dà di sé all’esterno grazie ai suoi prodotti più esportati, dai semiconduttori al k-pop, e quella che è la vita quotidiana per milioni di coreani assediati da pressioni familiari e sociali, aspettative collettive, standard estetici, affitti esorbitanti e lavori precari, sembra a tratti incolmabile. Così come appare inconciliabile la differenza con cui le due tribù politiche in cui si divide il paese interpretano la storia: da una parte la battaglia contro il comunismo, che è il credo dei conservatori pro americani, dall’altra la lotta contro la dittatura di cui sono eredi i democratici, aperti al dialogo con Pyongyang e ferocemente antigiapponesi. È anche la folle velocità con cui si è trasformato il paese, tra i più poveri al mondo settant’anni fa, a provocare fratture in una società etnicamente quasi omogenea, votata alla cultura del ppalli ppalli, «in fretta in fretta», ma lenta ad adattarsi a una tale «modernità compressa». Ne pagano il prezzo i giovani, soprattutto le donne: molte hanno deciso che non sono più tenute a comportarsi come vorrebbero i loro padri e mariti, esacerbando il problema forse più complesso che la Corea deve affrontare, il crollo del tasso di fertilità. L’incapacità del governo, nonostante innumerevoli tentativi, di invertire questa tendenza intacca la dimensione quasi epica che lo stato coreano assume in certe narrazioni, di demiurgo che crea la nazione con i suoi piani quinquennali e la sacra alleanza con i chaebol a trasformare quei piani in prodotti esportabili sempre più sofisticati. Anche l’ondata di soft power coreano che ha travolto il mondo viene spesso raccontata attraverso le politiche commerciali di un governo lungimirante. Il rischio è di dimenticarsi del fattore più importante della trasformazione della Corea del Sud, e cioè il lavoro, il sacrificio, la creatività, la capacità di innovare e la volontà di una popolazione orgogliosa, mai soddisfatta, mai appagata, sempre pronta a scendere in piazza per cambiare le cose – governi, sistemi economici, discriminazioni – e dare al paese una direzione nuova.
Pagine: 192
ISBN: 9788870918168
Prezzo: 22,00 €
Uscita: febbraio 2024
Fotografie: Jun Michael Park
Autori: Choi Young, Jiyoung, Felix Lill, Juliette Morillot, Giulia Pompili, Shin Kyung-sook, Élisa Shua Dusapin, Andrés Felipe Solano, Anna Louie Sussman, Yunseong Nam
Collaboratori: Tim Fitts, Cecilia Soojeong Yi, Junko Terao
Illustrazioni: Edoardo Massa
Società
Più che l’etnia, l’età o la condizione economica e sociale, il genere rappresenta ormai la frattura più profonda del paese.
Rapporti di vicinato
In un presente sempre più polarizzato, il successo della Corea del Sud dipenderà anche dai rapporti con i due giganti che si ritrova come vicini di casa: il Giappone e la Cina.
Sport
L’influenza degli Stati Uniti e le politiche sociali del regime militare degli anni Ottanta hanno assicurato al baseball un ruolo centrale nella cultura coreana. E lo stadio è uno dei luoghi migliori per osservare il paese e la sua gente.
Riti e tradizioni
Inaugurazioni, rituali per scongiurare la sfortuna e cerimonie per rabbonire antenati irrequieti: la signora Kang è una delle sciamane che tengono in vita una tradizione ancora molto presente.
Economia
La Corea del Sud è forse il paese al mondo che più dipende dal benessere di una manciata di gruppi aziendali. Sebbene siano il simbolo di un eccezionale sviluppo economico, il loro ruolo è controverso.
Città/campagna
Una rapida urbanizzazione ha svuotato molti villaggi rurali della Corea, dove rimangono solo anziani e case abbandonate. Come tanti giovani, la scrittrice Shin Kyung-sook ha seguito i suoi fratelli a Seoul per studiare all’università, lontana dalla madre. Finché anche lei ha fatto il grande salto verso la città.
Musica
Il k-pop sarà anche nato come operazione commerciale e di soft power ma, come scopre una scrittrice e insegnante di lingua coreana in Thailandia, nel tempo ha cominciato ad avere vita propria grazie alla dedizione e all’impegno dei fan di tutto il mondo, che usano la passione per le loro band preferite per creare reti di solidarietà transnazionali.
Confini
La zona demilitarizzata che attraversa tutto il confine tra le due Coree è oggi un’attrazione turistica che promette il brivido di mettere un piede nella dittatura più minacciosa del mondo e di portare a casa il trofeo di caccia più desiderato: la foto di un soldato nordcoreano.
Cultura
La perfezione è un’aspirazione comune a molti coreani, che soffrono per le tante aspettative di una società giudicante. Ne scrive un’autrice franco coreana e svizzera che si è scontrata a lungo con la difficoltà di capire quale fosse la sua identità.
(E)sport
Guidati da uno spirito ultracompetitivo, i coreani sono tra i migliori giocatori di sport elettronici al mondo. Un giornalista che ha seguito gli esport fin dall’inizio racconta come la Corea del Sud è arrivata a dominare il settore. Almeno fin qui.
Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Jun Michael Park, fotografo documentarista e regista di Seoul. Il suo lavoro si concentra su questioni legate all’ingiustizia sociale, alla migrazione e, più recentemente, alle interazioni tra uomo e ambiente. Il progetto a lungo termine di Jun sull’affondamento del traghetto Sewol, nel 2014, e sugli effetti che la cattiva gestione da parte dell’establishment politico della tragedia ha avuto sulle famiglie delle vittime ha ottenuto notevole attenzione a livello internazionale. Nel 2022, è diventato il primo fotografo sudcoreano a essere nominato National geographic explorer per la sua ricerca sul pionieristico programma del Korea national park service di reintroduzione dell’orso nero asiatico.